

Nei primi anni venti del novecento, Termoli, nonostante una crisi sociale, economica nazionale e mondiale, dopo il grande conflitto, continua a essere sempre un punto di attrazioni per intraprendenti uomini dell’entroterra molisano e dei territori vicini. La ferrovia attira nuovi investimenti in particolare nella balneazione, nel commercio, nella pesca. Nascono, con tanti sacrifici e con capitali propri, piccole aziende familiari che, in breve tempo, si radicano e s’identificano con il tessuto sociale ed economico del territorio. Questo fermento fa mutare anche la composizione sociale della comunità. Si crea un modesto ma significativo ceto imprenditoriale e commerciale tanto da non farla più identificare solo come un piccolo borgo marinaro. Tra questi, da Castelmauro, arriva un giovane, Eliseo Iovine, di corporatura esile, ossuto, con una variegata esperienza umana alle spalle e una forza e una volontà d’animo non comune.
Eliseo si distingue subito come grande e intraprendente lavoratore e persona legata alla famiglia. Eliseo, dopo aver partecipato al primo conflitto bellico mondiale che incendiò l’Europa, come tanti altri molisani e italiani, parte per gli Stati Uniti d’America. Qui, in America, sbarcato nella conosciuta rotta dell’emigrazione italiana Napoli-New York, trova lavoro in tipografia di una famiglia di ebrei, specializzata in onoranze funebre. Eliseo, viene subito apprezzato per la sua dedizione al lavoro e per la capacità di apprendimento.
Nonostante fosse benvoluto e si fosse, in breve tempo, perfettamente integrato per la sua abilità nel fare manifesti con la bella calligrafia, con i risparmi accumulati e l’esperienza fattasi in questa azienda, ritorna in Italia, a Castelmauro. Da qui, con la famiglia, si trasferisce a Termoli, come tanti altri in quel periodo e, avendo le idee chiare su quello che voleva fare e come fare la sua azienda, mette su un’attività sul modello di quello che lo aveva visto protagonista in America.
Questa rappresenta una vera novità per l’epoca. Il successo, inseguito e pensato nella lontana New York, con sacrificio e sagacia, non tarda ad arrivare. In breve egli diventa, anche per il suo carattere affabile e per la sua variegata esperienza di vita, una stabile icona di Termoli. Le attenzioni che riversava per il suo lavoro non fanno altro che aumentare il prestigio e l’interesse dei cittadini termolesi sull’attività.
Eliseo, parente dell’altra famiglia Iovine che ha dato i natali al più illustre molisano del Novecento, lo scrittore Francesco Iovine, come fecero tutti gli emigranti in quegli anni, con l’arrivo dei figli, ne ha avuti cinque, investe su di loro nello studio e nel tramandare la sua esperienza nel lavoro.
Luigi, il primo figlio, diventa un brillante matematico, altre due figli Cesira e Lola diventano maestre e Vincenzo, il più giovane, insieme ad una delle sorelle Maria, apprende l’arte del padre e si dedica all’azienda di famiglia.
Vincenzo, il più giovane, insieme ad una delle sorelle Maria, apprende l’arte del padre e si dedica, al par suo, all’azienda di famiglia. Vincenzo, grande lavoratore, di un’inesauribile carica umana, di una bontà unica e con una forza fisica erculea, non solo rende stabile l’azienda ma ne ingrandisce l’attività tipografica e adegua, secondo i nuovi tempi, l’arte funeraria.
In questa Termoli del boom economico, oramai raggiunge i ventimila abitanti, Vincenzo per le sue peculiari caratteristiche, rende l’azienda ancora più solida e in piena espansione, confermandosi anch’egli, al pari del padre, un’icona della comunità. In questo relativo benessere raggiunto, mette ulteriormente in mostra la sua generosità e la sua bontà d’animo. Egli non si sottrae nel condividere con la collettività una parte non marginale del suo successo anche in termini economici. è sempre pronto a sostenere iniziative che danno lustro alla nostra Termoli, nel sostenere in particolare azioni benefiche e nello sport, curando i settori giovanili.
Diventa presidente e animatori dei pulcinl’ calcio del “Crocifisso“; dirigente della squadra di calcio del Termoli in serie D; dirigente e sponsor della squadra femminile di basket; nella società ciclistica termolese; sostiene attivamente le associazioni onlus come la Caritas, la Unitalsi, la San Vincenzo De Paoli e sostiene, in silenzio, senza clamore tante azioni a fin di bene, offrendo sostegno attraverso i suoi mezzi e con i dipendenti della sua azienda.
Vincenzo non dimentica di coinvolgere la sua famiglia. Due dei suoi tre figli, Eliseo e Nicola - Elena diventa una valente psicologa - contribuiscono, sin dalla giovane età, insieme a lui, al successo dell’azienda. In seguito Vincenzo comprese i mutamenti dei tempi ritenendo che il sistema “americano” di suo padre, che aveva fatto grande l’azienda, non era più adeguato ai nuovi tempi decidendo di separare i due rami d’azienda: l’impresa funebre dalla tipografia. Egli si convinse che le due attività dovevano specializzarsi e prendere due strade diverse in quanto, tra loro, iniziava a scemarsi correlazione.
In questo nuovo percorso, Nicola, cui spetta continuare l’arte funeraria, sia per carattere che per la tipologia del lavoro, al pari del nonno e del padre, acquisisce anche lui nella comunità un ruolo sociale riconosciuto. Continua, come il padre Vincenzo, a intervenire nel sociale e nella cultura, in particolare nello sport del Basket. La continuazione di queste azioni d’integrazione con il tessuto sociale fa si che in un secolo tre generazioni si sono tramandati non solo il lavoro ma principalmente le loro peculiarità umane che hanno consentito di conquistare un ruolo nella nostra comunità.
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